Cinema

Il cinema libero di Porretta con Roberto Faenza ed Elda Ferri

Dal 6 all’11 dicembre 2016 si è tenuta la quindicesima edizione del Festival del Cinema di Porretta Terme. Ci siamo spinti, come ogni tanto ci piace fare, oltre la provincia per assistere agli eventi centrali della manifestazione.
La partenza è stata ottima: abbiamo lasciato 2 gradi con nebbia per trovare 10 gradi, sole e aria irraggiungibile dal nostro polo chimico. Almeno credo.

Porretta Cinema, l’associazione che organizza la manifestazione senza scopo di lucro, nasce nel 2011 con l’obiettivo di diffondere la cultura cinematografica e prendere in mano il festival annuale che già si teneva dal 2002. L’eredità, come spesso hanno sottolineato i rappresentanti nei propri interventi, è quella della Mostra Internazionale del Cinema Libero di Porretta Terme attiva negli anni ’60 e autodefinita “anti-festival”, poiché svincolata da logiche di politica e di mercato: libera, per l’appunto.
Le iniziative seguono il proprio corso anche grazie alla collaborazione di diversi volontari, attivi ed entusiasti.

Festival Cinema Porretta

La serata finale di premiazione presso il cinema Kursaal

Siamo stati ospitati proprio da una di essi, preziosa ex-collega di università, che ci ha portato (letteralmente, in macchina, ndr) agli eventi principali della giornata di sabato 10, con ospite di punta Roberto Faenza. Last but not least, mi ha fatto anche mangiare le tagliatelle.

Quest’anno è stato quindi il turno di Roberto Faenza, preceduto in altre edizioni da nomi come Francesca Archibugi, Ferzan Özpetek, Giuseppe Tornatore, solo per citare gli ultimi. Il programma del festival prevede una monografia, ovvero una serie di proiezioni di film diretti dall’ospite. Alla presenza di quest’ultimo si tiene un incontro pomeridiano e una serata finale, quest’anno nella giornata di sabato 10.

Oltre a questo fil rouge, dal 2013 Porretta Cinema organizza anche il concorso Fuori dal Giro, insieme alla Rete degli Spettatori. In questo caso i registi partecipanti, disponibili anch’essi ad un incontro pubblico, presentano il proprio film agli spettatori che compileranno in seguito una scheda di valutazione. Il vincitore del concorso viene premiato alla serata finale: quest’anno si è aggiudicato la vittoria Ivano De Matteo, accompagnato dall’autrice Valentina Ferlan, con La Vita Possibile.
Si è poi tenuta un’iniziativa in più: il Premio Giovani “Acqua Cerelia”, per il quale a giudicare i film in concorso sono stati 25 ragazzi dell’Istituto Montessori-Da Vinci di Porretta Terme. Il premio, sulla base di queste votazioni, è stato assegnato a La Macchinazione di David Grieco.

Festival Cinema Porretta

Roberto Faenza all’incontro con il pubblico

Ma veniamo al protagonista dell’edizione, Roberto Faenza. Fino al 10 dicembre non avevo mai visto un suo film. No, nemmeno Sostiene Pereira, nonostante il mio defunto fidanzato, Marcello Mastroianni, avesse un ruolo centrale. Adesso ne ho visti due: La verità sta in cielo (2016), proiettato quella sera al festival, ed il giustamente celebrato Prendimi l’anima (2003), sulla storia dell’ammirevole Sabina Spielrein. Entrambi, a detta del regista, sono tra i film più importanti della sua carriera insieme a Forza Italia! del 1977 (nota bene: parecchio tempo prima della nascita del partito di Silvio). Un film sulle dinamiche della Democrazia Cristiana ritirato dalla circolazione in occasione del sequestro Moro. Ricomparirà molto tempo dopo, all’inizio degli anni ’90.

L’incontro con il regista è stato interessante, piuttosto politico. Alle volte polemico. Faenza è evidentemente un regista sgradito al, chiamiamolo così, establishment del cinema italiano. Quello, per intenderci, che spesso vede coinvolti i soggetti finanziatori. Il racconto della difficoltà di “essere ribelli” è stato al centro di molte domande e risposte.

R. F.: «Effettivamente oggi lavorare con il cinema è diventato molto difficile. Una ventina di anni fa il produttore e il distributore avevano un ruolo determinante. Oggi devi convincere tanti altri, televisioni, distributori di altri paesi, esercenti. È molto più facile fare dei film leggeri, delle commedie. Se ti metti in testa di fare dei film che hanno un minimo di contenuto, hai un sacco di problemi. Le nostre reti televisive sono di per sé l’istituto del conformismo. Loro ambiscono ad un pubblico totale, anche di famiglie e bambini, quindi non possono fare cose coraggiose o antagoniste. […] Un altro problema grosso in Italia è l’autocensura: molti registi giovani, anche se bravissimi, non sono in grado di immaginare dei film fortemente critici perché sanno che verrebbero bocciati. Il cinema in Italia è molto depresso. Tutto il paese è depresso, ci sarebbe bisogno di una psicoterapia di massa».

Festival Cinema Porretta

Elda Ferri e Roberto Faenza

Sulla psicoterapia di massa è difficile dargli torto.
Ad accompagnarlo all’incontro c’è la produttrice e compagna Elda Ferri. La figura del produttore, come denuncia (ovviamente) lo stesso Faenza, è sconosciuta ma fondamentale per la realizzazione di un film. È infatti la Ferri che coordina e mette in pratica le ricerche dei fondi da utilizzare. E non solo. Quando è stato chiesto ai due cosa significhi lavorare a contatto con il proprio compagno, mi sarei aspettata una risposta goliardica, della serie: «non lo sopporto». Ovvero quella che ha dato Faenza. Invece lei ha parlato serenamente, senza essere scontata.

E. F.: «Quando faccio i film con lui la vita mi si semplifica. Posso dire le cose, anche arrivare a degli scontri pesanti. Quando lavoro con altri è molto più difficile, perché c’è meno confidenza. Con lui posso dire cose severe, anche sgradevoli, però sa che io sono per fare il film. Non c’è acrimonia o competizione, io non competo assolutamente mai con nessuno. Vedo che con lui è molto più facile che lavorare con altri perché posso esprimermi, posso suggerire».

Il film più recente, La verità sta in cielo, si propone di riaprire il caso di Emanuela Orlandi: una cittadina del Vaticano scomparsa nel 1983 all’età 15 anni. La vicenda è rimasta irrisolta ed era probabilmente collegata alla malavita romana. C’è ragione di credere che fosse coinvolto Enrico De Pedis, celebre membro della banda della Magliana e figura rivisitata nel Dandi di Romanzo criminale. Il film si impegna ad approfondire queste connessioni, ma anche la negligenza di alcuni importanti esponenti del clero. Il titolo stesso deriva da una risposta di Papa Francesco alla famiglia Orlandi: «Emanuela è in cielo». Ma non è dato sapere né come, né perché.

E. F.: «Quando abbiamo girato “La verità sta in cielo” siamo andati nei luoghi in cui sono accaduti i fatti, ad esempio la strada in cui è stato ucciso De Pedis. Abbiamo chiesto ad un tappezziere su quella via se potessimo girare lì: abbiamo scoperto che conosceva benissimo De Pedis. Per tutto il tempo mi ha detto che era un uomo straordinario, elegante, generoso. Alcuni criminali sono penetrati tanto all’interno della coscienza delle persone che è difficile farsi dire da un romano che De Pedis fosse un delinquente.
È difficile risolvere questa cosa, perché è come se fossero stati assorbiti, accettati, giudicati ma con una grandissima benevolenza. Pensano che ci sono queste persone e va bene così. Credo che chi fa cinema si debba porre questo problema».

Festival Cinema Porretta

L’incontro con il pubblico alla Biblioteca Comunale G. Martinelli

R. F.: «Mi interessa molto che vediate questo film perché non è solo un film: noi vogliamo riaprire il caso di Emanuela Orlandi insieme alla famiglia. E siccome abbiamo visto che tutto è stato chiuso, adesso organizzeremo un tour nelle scuole, raccoglieremo firme e vogliamo riportare il caso all’attenzione della magistratura internazionale, visto che la magistratura nazionale non ha avuto il coraggio di andare avanti».

La frase più bella che ho sentito al festival, tuttavia, non è né di Elda Ferri né di Roberto Faenza. Riguarda un altro film, Jona che visse nella balena, del 1993.

R. F.: «Ricordo una proiezione in una scuola media ed elementare a Milano. Nelle prime file c’erano i bambini più piccoli, coevi del protagonista, e dietro le file delle scuole medie. C’è una scena in cui i genitori di Jona, nel campo di concentramento, sono costretti a fare l’amore in una stamberga mettendo il bambino di spalle. I ragazzi più grandi ridevano, i bambini più piccoli erano commossi. Alla fine della proiezione uno dei bambini delle elementari si è rivolto ai grandi e ha detto “State zitti voi, che non sapete neanche piangere”».

Informazioni sull'autore

Silvia Rossetti

Italianista e multitasker. Scrittrice quando c'è tempo, teatrante per divertimento. Forza Tassorosso.