Musica

Intervista ai New Classics: nuovo album e consigli agli emergenti

New Classics Band

Oggi parliamo di una band nata nel 2008, con radici romagnole che si sono estese nel tempo e nello spazio. Mi riferisco ai New Classics, trio capitanato dalla ricciolutissima Silvia “Swing” De Santis (sì, l’avete vista anche in TV, a The Voice of Italy 2015). Originariamente in cinque, la chitarra e il basso hanno recentemente abbandonato la scena, lasciando il posto ai rimanenti strumenti: pianoforte (Fabio “Farian” Biffi) e batteria (Fabio “Fax” Fenati).

Dopo un album (Passi d’Autore, 2009), un singolo (Lucciole, 2013) e un EP (Senza Luna, 2015), stanno lavorando al loro prossimo disco, registrato nella loro formazione ormai consolidata a tre, ed affiancati dal produttore artistico Pietro Foresti.
Qui sotto trovate il videoclip ufficiale di Senza Luna, singolo estratto dall’omonimo EP.


Il videoclip dell’ultimo singolo, Senza Luna (2016).

Sono riuscito ad organizzare un appuntamento con la band per fare quattro chiacchiere. Mi hanno invitato nel loro quartier generale e fortunatamente hanno risposto a tutte le mie domande, senza mandarmi a quel paese (io l’avrei fatto).


Come nascono questi New Classics?

Fax: «Nascono dall’evoluzione della legge di Darwin, che spiega che sopravvivono i più forti. Abbiamo preferito rinunciare a certe sonorità per poter proseguire con il nostro progetto. Quando Farian ha insistito per andare avanti noi tre, io ero il primo ad essere sfiduciato, abituato a vent’anni di chitarre elettriche. Avevamo comunque già avuto occasione di provare la formazione per serate in acustico, e quindi ci siamo chiesti: perché no? Questa cosa è andata avanti così… e funziona. La distinzione fra i vecchi New Classics e i nuovi va fatta, perché il nome è rimasto lo stesso, ma fondamentalmente è un altro gruppo».

La nuova formazione dei New Classics, 2016. (Facebook)

La nuova formazione dei New Classics. (© Roberto Turturro, 2016)

Chi sono i vostri idoli musicali di riferimento?

Farian: «Se si può identificare l’idolo come un genere musicale si potrebbe dire che l’idolo che mi ha sempre influenzato è la sfera classica e soprattutto quella pop».

Fax: «Di idoli non ne ho: sono cresciuto con i Guns ‘n Roses e i Mötley Crüe, però stiamo parlando dell’87, quindi io avevo 12 anni e non suonavo neanche».

Chi sono i New Classics quando posano la maschera dell’artista?

Fax: «In realtà la maschera dell’artista non la devi mai posare, qualsiasi cosa la si fa artisticamente a modo tuo, anche l’insegnante (perché lo sappiamo bene che gli insegnanti non sono tutti uguali…)».

Silvia S.: «Nella nostra normalità di condurre la propria vita si nasconde in realtà l’ingrediente magico per fare quello che facciamo. Però è ovvio che la mira è sempre quella di poter vivere un giorno esclusivamente della nostra arte, per cui ci stiamo avvicinando? Bah, chi lo sa… Parliamone a marzo, quando dovrebbe uscire il nuovo album».


Lucciole (2013)

Quanto è difficile per una band al giorno d’oggi trovare la sua strada?

Farian: «Il difficile non è trovare la propria strada: ognuno di noi ce l’ha già ben delineata, sia il musicista solista, la band, un allievo o chiunque altro; il problema al giorno d’oggi, proprio perché si è in tanti, è far apprezzare agli altri quello che fai e soprattutto capire come farglielo arrivare».

Silvia S.: «In realtà anche perché è diventato tutto così semplice da raggiungere, da un certo punto di vista, che perdi la cura nel fare il percorso; per cui trovi la band che si impegna molto per raggiungere determinati risultati e trovi anche la band che non sa neanche da che parte girarsi ma che si sente la rock band del secolo. E questo è un problema: non c’è più troppa percezione».

Silvia, parliamo di The Voice: perché l’hai fatto?

Silvia S.: «Non ho mai creduto particolarmente nei talent, avendone comunque provati degli altri prima di The Voice. Tuttavia, oggi ormai si comunica in questo modo, quindi, soprattutto con l’appoggio della band, si è cercato il giusto compromesso per affrontare questo talent show. E devo dire che è andata molto bene, mi ha dato molta visibilità e per riflesso ne ha data al progetto che avevamo, perché è stato proprio un susseguirsi di situazioni. C’è stata l’apparizione televisiva, che ha sempre un’importanza molto grande, e visto che avevamo un disco già pronto nel cassetto, è stata la giusta occasione per promuoverlo».

La ricciola, Silvia Swing. (Facebook)

Silvia Swing. (Facebook)

Quanto c’è di vero nei talent?

Silvia S.: «La televisione è una creatura necessariamente programmata, perché ha una risonanza talmente importante sulle persone che non può essere approssimativa. Le emozioni e le sensazioni che cercano di dare i cantanti in parte sono reali, però c’è anche molto lavoro fatto proprio in studio, perché non si va su una rete nazionale “scoperti”, ma ci si va con una preparazione molto meticolosa, senza ingenuità. Il talent show è televisione; il mondo dello spettacolo (i concerti, i tour) sono un’altra cosa».

Quando avevate 10 anni che cosa avreste voluto fare da grandi?

Silvia S.: «Io ho sempre voluto fare la cantante. Altro che dieci anni, già dai cinque!».

Farian: «Io non pensavo proprio di crescere. Quando mi sono accorto che stavo crescendo allora ho pensato di mettermi a fare il musicista».

Fax: «A dieci anni non pensi a cosa farai da grande, pensi a cosa farai domani. A dieci anni si girava in skate e bmx… quando ero piccolo io; adesso…».

Il concerto più bello in cui avete suonato?

Farian: «The Voice of Imola, in occasione di Imola in Musica 2015. E’ stato talmente tutto preparato dal talent, che quel concerto è stato il risultato finale di un periodo veramente vissuto. Un periodo che è stato comunque galvanizzato dalla musica, da nuove amicizie, da nuovi rapporti, dal vedere cose che non si erano mai viste. E poi si è portato tutto su quel palco».

Invece il concerto più brutto?

Silvia S.: «Il primo concerto dei New Classics, nel 2008. Fu un flop tremendo. Non era stato pubblicizzato e non era stato capito il progetto. C’erano sei persone».

Fax: “Io dico l’anno scorso. Quando è otto anni che suoni, hai fatto The Voice, hai due dischi e ti porti a casa un flop non c’è più la novità della prima volta. Quello è un baco totale, non ci sono scusanti, soprattutto quando ci rimetti economicamente. Quando devi pagare tu per fare un concerto di m***a… a quel punto è un flop, è ufficiale».

Farian e Silvia Swing. (Facebook)

Farian e Silvia Swing. (Facebook)

Quanto è importante lo studio nella musica moderna?

Silvia S.: «I grandi, se vogliono diventare grandi, devono studiare. Il talento da solo, ad un certo punto, si ferma».

Farian: « Lo studio non è rapportato al tipo di musica, quanto invece alla persona. Quello che poi otterrai è una cosa che viaggia totalmente a parte. Per una persona che finalizza il fare musica al voler ottenere il successo lo studio non è importante; per uno che vuole essere un musicista allora lo studio è fondamentale».

Fax: «C’è l’esigenza di studiare per cercare quella cosa moderna che non ti fa rimanere indietro; che poi quella cosa sia la teoria oppure l’esercitazione ripetuta, non conta. Però lo fai, perché altrimenti ti rendi conto che suoni vecchio. E se suoni vecchio non hai la possibilità di ottenere il risultato, e in più ti senti rimasto indietro, lontano da uno sviluppo del tutto tuo».

Un consiglio per il giovane artista emergente?

Fax: «Perseguire l’obiettivo. Non mi viene da dire fin da adesso “credici fino in fondo, perché i sogni si avvereranno”. Nelle favole funziona sempre; nella realtà io lo devo ancora vedere fino in fondo. Ci si toglie delle belle soddisfazioni, sicuramente, ma il rapporto fra il sogno che si avvera e le belle soddisfazioni lo deve trovare lui».

Farian: «Studiare per imparare a diventare veramente consapevoli di quello che stai facendo, così ti rendi veramente conto come lo fai, per chi lo fai e se tu sei soddisfatto di quello che stai facendo».

Silvia S.: «Rimanere umili e perseverare».

Fabio Fax Fenati.

Fax. (Facebook)

Avete un nuovo album in arrivo: volete svelarci qualche news sul nuovo album? Cosa dovremo aspettarci?

Silvia S.: «Sicuramente una sonorità diversa rispetto a quella a cui erano abituati i nostri fan, essendo cambiata la nostra formazione. L’album sarà interamente in inglese, per cui avrà un carattere più internazionale rispetto all’ultimo».

Farian: «Per la prima volta ci troviamo a curare un album con un produttore artistico, Pietro Foresti, che ci segue dall’inizio alla fine. Non siamo in tre solamente a fare le prove, ma in quattro. Forse è questa la più grande novità di questo album».

Fax: «Le sonorità saranno diverse perché mancano due elementi, però anche il tipo di pezzi è diverso. E’ cambiata la velocità di scrittura, data dalla freschezza più immediata che ha portato a questi risultati. Poi basta, il resto… aspettate che esca il CD».


In questa intervista siamo riusciti a scoprire una parte dei New Classics che non traspare dalle loro performance on stage, sperando che i consigli dati da professionisti di questo calibro possano essere di aiuto anche a chi di strada ne deve ancora fare tanta…

La data di lancio del nuovo album non si conosce ancora, ma possiamo prevedere che ricadrà questa primavera. Inoltre sarà disponibile su tutte le principali piattaforme di digital downloadstreaming.

Se volete restare in contatto e seguire gli sviluppi, sappiate che sono presenti su Facebook, Twitter, Instagram, YouTube e hanno anche il loro sito internet ufficiale.
Vi lascio con una foto che ho scattato subito dopo l’intervista. A voi i commenti.

Una formazione alternativa.

Una combinazione “alternativa”. (© Roberto Turturro, 2016)

 

Informazioni sull'autore

Roberto Turturro

Nerd, musicista, fotografo.
Sono un amante del dettaglio e delle piccole cose.
Ogni tanto mi perdo a fantasticare su un mondo immaginario in cui gli artisti emergenti riescono ad avere il successo che meritano.