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Donne ravennati nell’arte e nella scrittura

donne ravennati nell'arte

Un sabato pomeriggio ravennate baciato dal sole e dalla cultura quello del 27 maggio. Ravenna sta vivendo un periodo fantastico, tra scrittura festival e tante altre iniziative che coinvolgono i cittadini più curiosi. Ci siamo dati appuntamento davanti alla libreria Dante di Longo in via Diaz per incontrare la guida Manuela Farneti e partire con lei alla scoperta delle storie delle donne ravennati che hanno lasciato il segno.
Ve le presento:

Augusta Rasponi del Sale: una vita per i bambini

Se abbiamo imparato a camminare prima dei due anni e mezzo lo dobbiamo anche a lei. Gugù, nata nel 1864 nella nostra città, ha uno spiccato talento artistico e decide di usarlo in campo sociale, pubblicando un saggio sull’allevamento dei bambini. Usa i suoi bellissimi disegni per spiegare alle donne ravennati delle classi meno agiate e meno alfabetizzate le pratiche da applicare per combattere l’altissima mortalità infantile della sua epoca (46%).

donne ravennati nell'arte
Si batte per diffondere l’allattamento materno (spesso i figli delle balie morivano in tenera età perché le loro madri allattavano al seno i figli delle donne nobili), per contrastare la fasciatura (che ritardava il cammino nei bambini impedendoli nei movimenti) e per diffondere le pratiche igieniche più elementari.  E lo fa usando il metodo più diretto che possa esistere: l’immagine. Le sue “ochette” e i suoi bambini disegnati diventano famosi in tutto il mondo. Nata ricchissima, muore in povertà, dedicando la sua vita agli altri.

Malvina Cavallazzi: dall’Alighieri al Metropolitan

Ballerina classica e mima, nata nel 1852, è dotata di un’innata gestualità che le apre la strada nel mondo della nascente industria cinematografica. Si esibisce giovanissima al Teatro Alighieri di Ravenna e poi diventa prima ballerina a Milano, toccando l’apice della sua carriera a Londra e New York, meritandosi anche il consenso di G.B. Shaw che la giudica “nobler than ever”.
Abbandonata la danza nel 1889, dedica al sua vita alla mimica interpretando Orfeo, Faust, Antonio e Edmond Dantès. Torna a Ravenna nel 1914 per insegnare e fonda una scuola di danza.

Emma Calderini: la firma del costume popolare italiano

donne ravennati nell'arteNata a Ravenna nel 1899, frequenta l’accademia di belle arti e diventa costumista, scenografa, grafica e disegnatrice di moda. Esordisce come costumista nelle tragedie greche messe in scena ad Agrigento e nel 1934 pubblica 200 tavole che raffigurano i costumi regionali ne “Il costume popolare in Italia“.
Gli attori de I promessi sposi di Bolchi indossano i suoi costumi, ne disegna 1400 solo per questo sceneggiato.

Cornelia Fabri: un talento troppo precoce per l’epoca

Una delle primissime donne ravennati (nonché italiane) a laurearsi in matematica. Nata nel 1869, mostra grandi capacità di calcolo fin da bambina e viene iscritta dal padre all’istituto tecnico provinciale di Ravenna dove è l’unica ragazza della scuola. Ammessa all’Università di Pisa, va a lezione con la mamma (non sia mai che una ragazza giri da sola per l’Università!) e si laurea con lode a 22 anni. Il suo talento è troppo precoce per i tempi in cui vive, dopo aver pubblicato qualche studio (tra cui uno sulla chiusa del fiume Montone), abbandona tutto. Distrugge i suoi ultimi scritti fino a considerare la sua esperienza di matematica “un ricordo lontano e malinconico”.

Felicia Rasponi: la vita monacale come opportunità

Classe 1523, è l’undicesima figlia di Teseo Rasponi e viene costretta alla monacazione forzata. Trascinata per i capelli al monastero di Sant’Andrea dalla madre, descritta come “femmina crudele”, lì impara il latino e la filosofia. In monastero trova il suo riscatto: scrive molte poesie e denuncia i carichi del matrimonio, a cui sono state destinate alcune delle sue sorelle. Viene eletta badessa per ben due volte e diviene molto famosa per la sua saggezza.

Maria Ponti: il potere della cultura

Nata a Gallarate nel 1856, sposa a soli 16 anni Pier Desiderio Pasolini. Arrivata a Ravenna, scopre una grande povertà e pubblica uno studio sulle condizioni dei contadini romagnoli. Apre una scuola di merletti e pizzi per aiutare le donne a rendersi indipendenti e istituisce le biblioteche popolari circolanti. Ha una forte sensibilità per i beni culturali, affermando con grandissima lungimiranza che “l’arte antica in Italia è sorgente di ricchezza pubblica futura”.

Lina Poletti: difendere la propria santa disperata ribellione

Lina (Cordula) Poletti è del 1885 ed è una donna omosessuale estremamente esuberante e trasgressiva che veste da uomo. Si laurea in lettere e vive in difesa dei diritti delle donne. Vive tanti amori appassionati: prima con Sibilla Aleramo e poi con Eleonora Dure. Sposa Santi Muratori con il quale condivide la passione per la letteratura e una grande amicizia. Il matrimonio è solo di facciata, ma le dà molti dei diritti negati alle donne nubili. Incontra il vero amore della sua vita, Eugenia Rasponi Murat, e con lei vive all’insegna di una spregiudicata consapevolezza femminile, battendosi per il diritto delle donne ravennati di difendere la “propria santa disperata ribellione”.

 

 

 

Manuela Farneti, la guida turistica che ci ha accompagnati, organizza tante visite tematiche. Se avete voglia di scoprire insieme a lei i segreti di Ravenna potete iscrivervi alla sua newsletter scrivendo a mfarneti60@gmail.com

Informazioni sull'autore

Adriana Giombarresi

Lettrice vorace di libri (soprattutto di quelli di Camilleri), amo disegnare, sia con matite e colori, sia con il prezioso aiuto di Illustrator e famiglia.