Letteratura

Peter Pan: 10 curiosità che (forse) hai dimenticato

Sir James Matthew Barrie (nato il 9 maggio 1860 a Kirriemuir, Scozia) ha proprio lasciato il segno. Noi di WeeKra vogliamo omaggiarlo così, parlando della sua creatura più importante che continua a lasciare il segno nell’infanzia di moltissimi bambini: Peter Pan.

Tutti noi conosciamo la storia del ragazzo che non voleva crescere, chi per aver letto Peter e Wendy (1911), chi per aver visto uno dei tanti film, chi per aver assistito a un musical a teatro. La storia di Peter è una delle preferite dai bambini di tutto il mondo e di tutte le epoche, perché introduce un’idea che ha sfiorato un po’ tutti noi: rimanere ragazzi per sempre ed evitare le responsabilità dell’età adulta farebbe gola a molti, ma purtroppo nessuno può sfuggire a questa dinamica. Tranne Peter.

Vi presentiamo 10 curiosità su Peter Pan che molto probabilmente avrete dimenticato, diventando grandi.

1. Nasce romanzo, sbarca a teatro, ritorna romanzo

Locandina del primo spettacolo al Duke of York's Theater di Londra, 1904

Locandina del primo spettacolo al Duke of York’s Theater di Londra, 1904

J.M. Barrie ha scritto diversi opere. Il personaggio di Peter appare per la prima volta nel romanzo L’Uccellino Bianco (1902), in cui racconta del suo alter ego e dei giochi che fa con il figlio di una sua vicina, un certo David; a Peter vengono dedicati alcuni capitoli, lui è solo una delle tante digressioni fantastiche su cui si dilunga l’autore.

Due anni dopo Peter diventa il protagonista di uno spettacolo teatrale (Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere), debutta al teatro londinese Duke of York il 27 dicembre 1904, ed è qui che appaiono per la prima volta Wendy, Uncino e l’Isolachenoncè (Neverland). Per fare Campanellino utilizzavano degli specchi per creare dei giochi di luce e un campanellino per la… voce.

In seguito viene pubblicato Peter Pan nei Giardini di Kensington (1906), in cui vengono raccolti i capitoli riguardanti Peter de L’Uccellino Bianco, con poche modifiche. Infine la sua ultima opera, Peter e Wendy, romanzo pubblicato nel 1911 tratto dallo spettacolo teatrale. Barrie continuerà poi a modificare la sceneggiatura del suo spettacolo fino alla pubblicazione definitiva della stessa, nel 1928.

2. Le origini del nome di Peter Pan

Arthur Llewelyn Davies con i suoi figli Jack, Peter, Nico, George e Michael.

Arthur Llewelyn Davies con i suoi figli Jack, Peter, Nico, George e Michael.

L’autore, nel creare il protagonista, si è ispirato a Peter, uno dei figli della famiglia Llewelyn Davies. Passava spesso del tempo con i ragazzi, raccontando storie e giocando insieme. Poi conobbe la loro madre, Sylvia, e crebbe l’affetto per l’intera famiglia. Pare che, quando ella morì per un tumore incurabile al petto, Barrie cercò in tutti i modi di ottenere la tutela dei giovani Davies.

Il nome Pan, invece, è ispirato all’omonima creatura mitologica greca, spiritello libero che suona il flauto di canne alle Ninfee ed è in parte umano e in parte capra. Il riferimento è in Peter Pan nei Giardini di Kensington, in cui Peter suona il flauto per le fate e cavalca una capra donatagli dall’amica Maimie.

3. Nascono uccellini, diventano bambini e si dimenticano come si vola

Peter Pan, nella storia che conosciamo noi tutti, è un bambino di 12-13 anni. Ma in Peter Pan nei Giardini di Kensington spiega che tutti i bambini in realtà sono degli uccellini che, non appena l’uovo si schiude, volano via e si trasformano in bambini, dimenticando la loro vita da uccellini.
Il romanzo spiega anche che i bambini dimenticano come si vola perché hanno perso la fede.

«Nel momento in cui dubiti di poter volare, perdi per sempre la facoltà di farlo. Il motivo per cui gli uccelli, a differenza degli esseri umani, sono in grado di volare, risiede nella loro fede incrollabile, perché avere fede vuol dire avere le ali». (Peter Pan nei Giardini di Kensington, Capitolo due)

4. Le prime fate sono nate quando il primo bambino ha riso per la prima volta

Le fate bisticciano con gli uccellini (PP nei Giardini di Kensington, capitolo due).

Le fate bisticciano con gli uccellini (PP nei Giardini di Kensington, capitolo due). Illustrazione di Arthur Rackham.

Le fate sono creature meravigliose. Possono essere buone o cattive «perché purtroppo, essendo così piccole, possono provare un solo sentimento alla volta» (Peter e Wendy, capitolo quattro). In entrambi i romanzi (che in realtà presentano molti aspetti in comune) viene anche raccontato come nascono le fate. L’autore spiega che le prime della loro specie sono nate quando il primo bambino ha riso per la prima volta. E fin quando ci saranno nuovi bambini, ci saranno nuove fate.

«Quando il primo bambino rise per la prima volta, la sua risata si sbriciolò in migliaia di frammenti che si sparpagliarono qua e là. Fu così che nacquero le fate» (Peter Pan nei Giardini di Kensington, capitolo quattro).

5. Peter non poteva cantare la felicità come un uccellino, perciò si costruisce un flauto di canne

Peter Pan suona il flauto di canne (film Disney, 1953).

Peter Pan suona il flauto di canne (film Disney, 1953).

Peter era come gli altri, nato uccellino e volato via per trasformarsi in un bambino. Solo che, a differenza degli altri, a sette giorni di vita è volato via dalla finestra della sua camera da letto, perché voleva tornare a vivere sull’isola. Solo che, quando è tornato indietro, si è trovato disadattato perché non era più un uccellino, ma non si sentiva neanche un bambino; era un Né-carne-né-pesce, come lo ha definito Salomone, il corvo guida di Peter.

«La cosa più importante, però, era che Salomone gli aveva insegnato ad avere un cuore felice. Tutti gli uccelli hanno un cuore felice a meno che non gli si saccheggi il nido e così, essendo l’unico tipo di cuore che Salomone conosceva, gli fu facile insegnarlo a Peter. Peter aveva il cuore talmente felice che avvertiva il bisogno di cantare tutto il giorno, proprio come gli uccelli che cantano di gioia, ma essendo in parte un essere umano, gli serviva uno strumento e così si costruì un flauto di canne» (Peter nei Giardini di Kensington, capitolo due).

6. Lo scambio di racconti tra l’autore e David

In Peter Pan nei Giardini di Kensington l’autore si rivolge a David, un bambino. Ci spiega che l’origine delle storie non è a senso unico, perché i due si narrano i racconti a vicenda, aggiungendo sempre nuovi dettagli, finché non si perde l’origine della storia.

«A questo punto devo spiegarvi che quanto segue è il nostro modo di raccontare una storia: prima la racconto a David e poi David la racconta a me, come se fosse una storia del tutto differente. Poi la racconto di nuovo io, riportando le sue aggiunte, e andiamo avanti così fino a quando nessuno potrebbe dire se la storia è mia o di David. Per quanto riguarda la storia di Peter Pan, per esempio, il nudo resoconto dei fatti e le riflessioni morali sono mie, anche se non tutte, perché questo ragazzo sa essere un severo moralista, ma le interessanti parti sugli usi e i costumi dei bambini nel periodo in cui sono ancora uccelli si devono quasi tutte alle reminiscenze di David, che egli ha rievocato premendosi le mani sulle tempie e pensando intensamente» (Peter Pan nei Giardini di Kensington, capitolo due).

7. La fuga della salvezza sul nido di tordo

Peter Pan sul nido di tordo (PP nei Giardini di Kensington).

Peter Pan sul nido di tordo (PP nei Giardini di Kensington).

In entrambi i romanzi, Peter ricorre all’uso di un nido di tordo come imbarcazione. In Peter nei Giardini di Kensington lo sfrutta per andare nei Giardini durante l’orario di chiusura e ritornare indietro. In Peter e Wendy invece ricorre al nido di tordo (che in questa versione prende il nome di Uccellochenoncè) per salvarsi dall’alta marea nella Laguna delle Sirene.

«Peter finalmente capì. Afferrò il nido e agitò le mani per ringraziare l’uccello che gli volava sopra il capo. Ma non era per ricevere i suoi ringraziamenti che l’uccello volava alto nel cielo, e neppure per guardarlo entrare nel nido. Volava per controllare le sue uova. […] Peter le prese in mano e rifletté sul da farsi. l’uccello si coprì il volto con le ali, come se non sopportasse quella vista, ma non poté fare a meno di sbirciare tra le piume. […] La doga era ancora al suo posto e Starkey il Gentiluomo vi aveva appeso il suo cappello incerato e impermeabile a tesa larga. Peter mise le uova nel cappello e lo varò come una barca sulle acque della Laguna. Il cappello galleggiava che era una meraviglia. Poi saltò nel nido, alzò la doga a mo’ di albero maestro e vi stese la sua maglia come vela. Nello stesso momento, l’Uccellochenoncè planò sul cappello e si accovacciò sulle uova. Poi, salutandosi allegramente, salparono in direzioni opposte» (Peter e Wendy, capitolo nove).

8. I creatori di Zelda si sono ispirati al Peter Pan della Disney

Schermata del gioco The Legend of Zelda per NES (1986)

Schermata del gioco “The Legend of Zelda” per NES (1986).

In un’intervista sul sito di gaming francese Gamekult, in occasione del lancio della console Nintendo Wii U, Miyamoto (ideatore delle serie di Super Mario, Donkey Kong, Zelda e tanti altri storici videogiochi Nintendo) ha dichiarato che Link, il protagonista della serie The Legend of Zelda, è stato ispirato al personaggio di Peter Pan.

Il primo titolo della serie doveva uscire sul NES (Nintendo Entertainment System): la consolle permetteva risorse cromatiche limitate – si doveva giocare tutto su tre colori – ma allo stesso tempo c’era la necessità di rendere il personaggio riconoscibile. Allora hanno pensato di trasformarlo in un folletto e di farlo vestire di verde (colore che ben si collegava alle numerose foreste presenti nel gioco), con un grande cappello e le orecchie a punta. A quel punto, da grandi fan della Disney, hanno iniziato a ispirarsi al protagonista del film d’animazione del 1953.

9. Nei giardini di Kensington c’è una statua che raffigura Peter Pan

Peter Pan - Statua nei Giardini di Kensington

Statua di Peter Pan nei Giardini di Kensington (Londra). Foto di Peter Roberts.

In occasione del May Day (festa inglese riconducibile al nostro Calendimaggio), il 1° maggio 1912 viene inaugurata nei Giardini di Kensington una statua raffigurante Peter Pan con in mano il suo flauto, dove tuttora risiede. Barrie l’aveva commissionata come sorpresa per i bambini che frequentavano i giardini.

Successivamente vengono prodotte altre statue dallo stesso stampo, per portarle in Canada, Belgio, Stati Uniti, Australia e Inghilterra. Fino ad ora sono presenti 17 statue raffiguranti vari personaggi principali del romanzo.

10. Barrie ha inventato il nome Wendy

Proprio così: il nome era già apparso qua e là, questo è vero, ma la prima volta che questo nome è stato usato come nome femminile di persona è proprio grazie a M.J. Barrie, che ha deciso di utilizzare questo nome e di darlo alla protagonista.


Considerazioni finali

Un giorno ero in macchina, e per una strana casualità avevo la radio accesa. Su RAI Radio3 c’era Gian Luca Favetto che parlava di J.M. Barrie, nel corso di una puntata di WikiRadio (vi consiglio vivamente di ascoltarvi quel podcast, è stupendo). Conoscendo i dettagli più importanti della vita dell’autore, ho potuto comprendere aspetti che prima non avevo considerato. Quel giorno, il 27 dicembre (che poi è anche l’anniversario del debutto a teatro dell’opera, nel 1904) ho deciso che avrei realizzato un articolo su di lui.

Sicuramente si può interpretare l’opera di Peter Pan non solo come una bellissima fiaba, ma leggendo tra le righe si può intuire che il passato non proprio generoso che ha dovuto passare J. M. Barrie si è trasportato nella figura del capo dei bimbi sperduti. A sette anni James perde il fratello David, quattordicenne, segnando per sempre lui e la povera madre.

Ma fortunatamente la scrittura è stata un importante canale di sfogo; Barrie è riuscito a concentrare la sua disperazione per creare un personaggio immaginario: una creatura fantastica, libera, che non crescerà mai. Peter Pan è quel ragazzo che ha deciso di estraniarsi dalla vita monotona e universalizzata, dovendo rinunciare all’affetto di una madre amorevole ma conquistando la possibilità di vivere mille avventure sull’Isolachenoncè. Per sempre.

Informazioni sull'autore

Roberto Turturro

Nerd, musicista, fotografo.
Sono un amante del dettaglio e delle piccole cose.
Ogni tanto mi perdo a fantasticare su un mondo immaginario in cui gli artisti emergenti riescono ad avere il successo che meritano.