Letteratura

“Good ol’ Charlie Brown”: la storia di Charles Schulz

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Ciao a tutti, mi chiamo Silvia. Ho 26 anni e da che ho memoria in casa mia ci sono i libri dei Peanuts di Charles Schulz. Crescendo ho messo insieme una piccola collezione, con tutte (tutte tutte) le strisce pubblicate: dalla prima, uscita il 2 ottobre 1950, all’ultima, del 13 febbraio 2000.

Dei Peanuts ho amato tutto: la priorità di Snoopy per la cena, che ritrovavo nel mio cane, l’inettitudine di Charlie Brown, che rivedo quando fallisco in qualsiasi cosa, la saggezza di Linus, il mio preferito da sempre, la scontrosità di Lucy, che secondo i miei genitori possiedo in abbondanza.

I Peanuts sono nati oggi, ormai 67 anni fa, ma non sembrano invecchiati di un giorno. Perciò, in occasione di questo compleanno, vi raccontiamo la storia di uno dei migliori fumettisti di sempre: il signor Charles Monroe Schulz.

Le origini

Il piccolo Charles nasce in Minnesota, negli Stati Uniti, nel 1922. Unico figlio di Carl Schulz, barbiere tedesco, e Dena Halverson, casalinga norvegese. Appena nato, venne soprannominato Sparky, un nomignolo ispirato da Spark Plug, personaggio del fumetto Barney Google.

Sparky adorava disegnare. Uno dei suoi primi personaggi fu Spike, il cane di famiglia, piccolo ma arrabbiato quanto un cane da guardia e noto per riuscire a mangiarsi…qualsiasi cosa.
Insieme al suo naturale talento artistico, aveva anche un senso dell’umorismo che l’avrebbe accompagnato tutta la vita: «Non ci sono artisti in famiglia,» diceva, «ma ci sono un sacco di persone divertenti».

Dena era molto incoraggiante nei riguardi del figlio e della sua passione. Un giorno, durante l’ultimo anno di liceo di Sparky, trovò la pubblicità di un corso di disegno per corrispondenza. Il ragazzo provò a candidarsi e venne selezionato. Il corso costava 170 dollari, una cifra non indifferente a quei tempi, specialmente dopo gli anni della Grande Depressione. Per non precludere l’opportunità al figlio, Carl chiese di poter pagare a rate di 10 dollari al mese.

Charles ottenne il suo diploma a 19 anni, nel 1941. Poco dopo, gli Stati Uniti entrarono in guerra: il ragazzo fu chiamato alle armi l’anno seguente, iniziando il suo addestramento nel 1942.
Nello stesso periodo, notò che la madre gli sembrava diversa: era da tempo affetta di cancro alla cervice, senza saperlo. All’epoca i dottori non informavano i pazienti delle proprie patologie, se incurabili. L’intento era evitare che perdessero la speranza e si deprimessero eccessivamente.
Poco prima di morire, Dena gli disse che voleva chiamare il loro prossimo cane Snoopy.

Durante i combattimenti, in Germania, trovò una baracca sospetta, un nascondiglio perfetto per dei nemici. Si preparò a lanciare una granata, ma in quel momento arrivò un cane ed entrò dalla porta principale. Questo fu sufficiente a farlo fermare: Sparky non avrebbe fatto saltare in aria un cane innocente.

La nascita dei Peanuts

Di ritorno dalla guerra, era naturalmente sollevato, ma anche spaventato: adesso avrebbe davvero dovuto decidere cosa fare della sua vita. Si risolse a perseguire il suo sogno di disegnare.
Mentre si barcamenava tra piccoli lavori, iniziò a fare disegni divertenti che vedevano i bambini protagonisti.
Periodicamente lasciava dei suoi lavori sulle scrivanie di amici e colleghi, osservando le loro reazioni: se ridevano, era un buon segno.

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Nel 1950, decise di proporre i suoi personaggi alla United Feature Syndicate, una grande azienda che acquistava fumetti per pubblicarli su varie testate. Le prime strisce create da Charles si intitolavano Li’l Folks: la United Feature le accettò, ma, con disappunto dell’autore, cambiarono il titolo in Peanuts, per evitare una quasi omonimia con un fumetto già esistente. A Charles non piaceva il nuovo titolo, ma aveva poca voce in capitolo al tempo: doveva accettare il compromesso, per veder iniziare la sua nuova vita da fumettista.

Il 2 ottobre del 1950, la prima striscia dei Peanuts fu pubblicata su sette giornali. Lo stesso giorno si recò in edicola per comprarli tutti e sette. Il giornalaio non sapeva di cosa stesse parlando, pensando che si riferisse alle noccioline (peanuts, in inglese): «We don’t sell peanuts!» gli disse.

Charlie Brown e compagnia furono accolti con molto gradimento, per la loro leggerezza e la loro unicità: erano diversi da qualsiasi altra striscia pubblicata fino ad allora.

Charlie Brown e la ragazzina dai capelli rossi

Donna Mae Johnson lavorava all’ufficio contabilità di una scuola d’arte frequentata da Charles. Aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri. Ogni giorno, il ragazzo cercava di arrivare a scuola prima di lei, per lasciarle dei disegni sull’agenda e far sì che pensasse a lui.
Nonostante stesse cominciando ad avere successo, era molto timido e introverso. Un giorno riuscì a trovare il coraggio di proporre a Donna un appuntamento. Stavano molto bene insieme, parlavano e si divertivano, Charles era sempre più innamorato. Un giorno le disse che avrebbe voluto avere un anello di fidanzamento da darle. Lei si dichiarò disposta a fuggire con lui per sposarlo. Charles, tuttavia, dovette rifiutare: non poteva fare questo ai suoi genitori, ne sarebbero stati molto delusi.
Anche Donna finì per riflettere sulla loro relazione. Gli disse che le piaceva, ma non poteva sposarlo. In seguito, sposò un altro ragazzo, che conosceva fin da quando era piccola.
Charles era distrutto. Si pentì di non essere fuggito con lei quando ne aveva avuto occasione. Anni dopo, dirà che la personalità di Charlie Brown nacque in quel momento.

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Lucy e Linus Van Pelt

Un giorno, Charles conobbe Joyce, una donna divorziata con una piccola figlia di un anno, Meredith. Si sposarono dopo sei mesi, nel 1951. Subito dopo, Charles adottò Meredith. La bambina era molto vivace e frizzante: quel piccolo uragano non fu motivo di distrazione per lui, bensì di ispirazione.
Poco dopo, creò Lucy: Lucy portava rumore e fermento, urlava in continuazione, ne diceva di ogni agli altri bambini. Per i suoi commenti furiosi, Charles usava una penna con il tratto più spesso.

Charles e Joyce decisero di allargare la propria famiglia. Nel febbraio del 1952 nacque Charles Monroe Schulz Jr. Fu così che saltò fuori il fratello minore di Lucy, Linus.
In quel periodo, i due divennero amici dei loro giovani vicini di casa: Fritz e Lou Van Pelt. Il cognome di Lucy e Linus si ispira proprio a loro.

Nel 1972, purtroppo, Charles e Joyce decisero di divorziare, non andando più d’accordo da qualche tempo. Iniziò quindi a vivere nel suo studio, vicino ad una pista di pattinaggio che spesso frequentava.
Fu lì che conobbe Jeannie Clyde, con cui si sposò nel 1973. Fu con lei che passò il resto della sua vita.

L’uomo, l’artista

Charles Schulz non si tirava mai indietro quando doveva dare consigli ai disegnatori esordienti, ricordandosi bene di quanto contasse quando lui stesso era agli inizi. Era disponibile con tutti e rispondeva volentieri alle lettere di piccoli e grandi fan.

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Aveva un metodo: scarabocchiava su un blocco note finché non gli veniva in mente un’idea per la striscia seguente.
A volte, però, le idee lo coglievano quando si avviava allo studio, oppure di notte, o dentro alla doccia. Come lui stesso diceva: «It’s hard to convince people when you’re just staring out of the window that you’re doing your hardest work of the day». (trad. E’ difficile convincere le persone mentre stai semplicemente guardando fuori dalla finestra che stai facendo la parte più difficile del lavoro della giornata).

Charles si occupava sia di disegnare che di scrivere i suoi fumetti e ne era molto orgoglioso. I suoi disegni erano semplici e piacevoli, il suo umorismo non deludeva mai. Voleva essere ricordato per aver reso le persone felici.

Dopo quasi 18000 strisce pubblicate da più di 2600 giornali di tutto il mondo, l’ultima striscia uscì domenica 13 febbraio 2000.
Sparky morì nella notte del 12 febbraio, quella precedente la sua ultima uscita. Sarà per sempre uno dei fumettisti più popolari e importanti della storia, ma ha soprattutto raggiunto il suo obiettivo: rende tutt’ora felici migliaia di persone ogni giorno.

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Fonte: Beverly Gherman, Sparky: the life and art of Charles Schulz, 2013

Informazioni sull'autore

Silvia Rossetti

Italianista e multitasker. Scrittrice quando c'è tempo, teatrante per divertimento. Forza Tassorosso.