Musica Teatro

Ravenna Festival 2018: un laboratorio locale verso l’universale

Cavalleria Rusticana (Trilogia d'Autunno 2017) - (c) Zani-Casadio

Sabato 15 dicembre a Palazzo dei Congressi (Ravenna) si è tenuta la conferenza stampa per presentare la ventinovesima edizione di Ravenna Festival.

Siamo partiti con un video: una raccolta delle scene più belle tratte dalle iniziative del Festival dell’edizione appena conclusa; di sottofondo l’elettrizzante e sempreverde Estate di Antonio Vivaldi (da “Le Quattro Stagioni”), che ha pure un nome più che azzeccato visto il tema di cui si sta parlando.

Si è poi presentato Michele De Pascale, in qualità di nuovo presidente della Fondazione Ravenna Manifestazioni (lo statuto prevede che la presidenza spetti di volta in volta al sindaco in carica a Ravenna), che ha spiegato l’importanza della manifestazione per la cittadinanza: «Il Festival deve essere un patrimonio di tutti i cittadini di Ravenna».

Sono stati comunicati alcuni numeri, che hanno confermato la buona riuscita della scorsa edizione del Festival: 55.000 spettatori, 750.000 € incassati al botteghino e 173 spettacoli, sempre più in crescita rispetto agli anni passati. Insomma, per fortuna (e grazie al contributo del pubblico e degli sponsor) la Fondazione non è in crisi, nonostante il settore in generale non stia promettendo così bene.

La folla presente al discorso di Martin Luther King davanti al Lincoln Memorial di Washington. Era il 28 agosto 1963.

La folla presente al discorso di Martin Luther King davanti al Lincoln Memorial di Washington. Era il 28 agosto 1963.

È stato anche dichiarato uno slogan per questa edizione: “I HAVE A DREAM”, frase presa in prestito dal celebre discorso che Martin Luther King tenne il 28 agosto 1963 a Washington.
Il Festival sfrutta l’idea di questo sogno per darsi un obiettivo, qualcosa per cui valga la pena di lottare per portare a tutta la città i risultati di questa sfida. Inoltre quest’anno ricorrono i 50 anni dall’assassinio di Martin Luther King, quindi il riferimento è più che appropriato.

Come sottotitolo, la versione romagnola: “A J Ò FAT UN SOGN”. Una frase che rispecchia la necessità di ricorrere alle tradizioni a cui apparteniamo, da bravi ravennati, trasformando tanti piccoli sogni individuali in un unico sogno collettivo. Il Festival deve essere «un laboratorio locale che guarda verso l’universale».

Kiss Me, Kate. Foto di Alastair Muir.

Kiss Me, Kate. Foto di Alastair Muir.

Sarà un anno intenso, pieno di concerti e spettacoli, che punta a dare risalto, oltre agli artisti locali, anche a produzioni americane. Ad esempio il musical Kiss Me Kate, con le musiche di Cole Porter. Oppure il grande ritorno di David Byrne, leader dei Talkin Heads, che non saliva su un palco in formazione solista dal 2009 (e per cui è stata preannunciata una scenografia pazzesca).

Un altro tra gli appuntamenti imperdibili è senz’altro quello di Stefano Bollani, pianista a volte poco convenzionale. Tra le “energie locali” non mancheranno l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il suo fondatore Riccardo Muti, oltre ad attori a noi noti come Ermanna Montanari, Marco Martinelli ed Elena Bucci.

Stefano Bollani. Foto Zani/Casadio.

Stefano Bollani. Foto Zani/Casadio.

Riprenderanno anche le iniziative Giovani artisti per Dante, in cui i piccoli grandi talenti si esibiranno la mattina nei Chiostri Francescani, e Vespri a San Vitale, che riempirà le sere della Basilica con i capolavori della musica degli ultimi secoli. Rinnovata anche la Trilogia d’autunno, dedicata al grande compositore Giuseppe Verdi e che quest’anno ospiterà Nabucco, Rigoletto e Otello.

Vi consiglio di dare un’occhiata al programma completo, in cui sono mostrate le date e i prezzi dei vari spettacoli. Per ulteriori informazioni potete visitare il sito di Ravenna Festival.

 

In copertina: “Cavalleria Rusticana” (Trilogia d’Autunno 2017). Foto Zani-Casadio.

Informazioni sull'autore

Roberto Turturro

Nerd, musicista, fotografo.
Sono un amante del dettaglio e delle piccole cose.
Ogni tanto mi perdo a fantasticare su un mondo immaginario in cui gli artisti emergenti riescono ad avere il successo che meritano.