Letteratura

Carlo Lucarelli, Intrigo italiano e il mestiere del giallista

Lucarelli a Palazzo Rasponi

Signore e signori, ha inizio l’intrigo.

Lucarelli a Palazzo Rasponi.

Lucarelli a Palazzo Rasponi.

La sala conferenze di Palazzo Rasponi registra il pienone. Quando lui entra rimangono solo posti in piedi. Lui è Carlo Lucarelli, scrittore,

sceneggiatore e autore di programmi televisivi di successo. Dialogando con Matteo Cavezzali, direttore artistico della rassegna Il tempo ritrovato, ha raccontato al pubblico come è nato Intrigo italiano, il suo nuovo romanzo edito da Einaudi.

Gli anni Cinquanta, tra intrighi e dossier.

«Mi piaceva raccontare gli anni Cinquanta», confessa Lucarelli «un periodo storico molto complesso» che l’autore aveva già affrontato durante la trasmissione televisiva Blu Notte, da lui condotta.
Si tratta di un decennio interessante per l’Italia, ma anche per l’Emilia Romagna e per Bologna, dove è ambientato il romanzo. Sono gli anni di una «Italia di transizione che ancora non ha capito bene cosa vuol fare». Bombe, dossier, intrighi iniziano da quel momento in poi a caratterizzare la storia italiana.

Intrigo italiano LucarelliIl ritorno di De Luca.

Con Intrigo italiano, Lucarelli decreta anche il ritorno del commissario De Luca, uno dei suoi personaggi più riusciti e anche più amati dai lettori. «Il commissario De Luca aspettava lì. Lui da cinque anni, io da venti». Già perché De Luca era apparso l’ultima volta in Via delle oche (1996) e la storia si svolgeva alla fine degli anni Quaranta. In questi vent’anni lo scrittore emiliano ha affrontato numerosi esperimenti di scrittura. È saltato da De Luca a Coliandro, passando per L’isola dell’angelo caduto. Diversi romanzi e protagonisti che necessitavano differenti strategie narrative. Infine «sono tornato a una scrittura più veloce e meno sperimentale».

Il piacere della ricerca storica.

Non solo un noir, Intrigo italiano è anche un romanzo storico. E per affrontare questo tipo d’opera serviva un’accurata ricerca, «una delle parti più divertenti, secondo me». L’idea di ambientare il romanzo negli anni Cinquanta è arrivata proprio da riviste e giornali d’epoca che lo scrittore aveva in casa.
Le difficoltà, però, non sono mancate. Spiega Lucarelli: «un romanzo storico è un viaggio indietro nel tempo in cui bisogna cercare di pensare in maniera differente dal normale». E anche le forze di polizia di allora avevano tecnologie diverse da oggi. Ecco l’utilità dei documenti dell’epoca: «cercare i dettagli che “facevano” la vita». Bisogna porsi tante domande e Lucarelli, in particolare, ce ne svela una. «Nei film degli anni Cinquanta c’è sempre qualcuno che attraversa di corsa davanti al tram. E mi son chiesto perché non attraversava nessuno sulle strisce». Semplice, ci racconta, le strisce pedonali non esistevano.

I narratori bambini.

Il romanzo poliziesco è generalmente considerato una lettura d’evasione. «Racconta omicidi, rapine, violenze, per far dimenticare ai lettori la realtà, che è fatta di omicidi, rapine, violenze…». Questo è il mestiere dello scrittore di gialli e noir, raccontare fatti plausibili che accadono anche nella quotidianità. Così come i bambini che tornano a casa e descrivono ai genitori tutto ciò che è accaduto a scuola. Chi scrive fa la stessa cosa, ma mettendoci un po’ di tecnica. «I giallisti sono bambini narratori che tornano a casa e dicono “Non immaginerai mai cosa ha fatto la maestra…».

Informazioni sull'autore

Matteo Pezzani

Scrittore, storico, blogger, giornalista, buffone di corte ecc..