Letteratura Teatro

“La Tempesta di Sasà”: Salvatore Striano si racconta a Ferrara

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Sabato 30 settembre, in occasione di Internazionale a Ferrara 2017, il Centro Teatro Universitario ha ospitato Salvatore Striano. L’incontro, dedicato alle esperienze di teatro in carcere, ha visto la partecipazione di Giulio Baffi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, e di Vito Minoia, presidente del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere.

Prima del dialogo tra questi tre, incentrato sul libro-esperienza di Striano La Tempesta di Sasà, Michalis Traitsis ha presentato il video documentario di Marco Valentini sul progetto Passi Sospesi di Balamòs Teatro, che si è tenuto presso la Casa di Reclusione Femminile di Giudecca, a Venezia.
L’incontro si è tenuto proprio in teatro, nella sala allestita con le immagini della mostra fotografica di Andrea Casari, anch’essa legata a Passi Sospesi.

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Da sx: Vito Minoia, Salvatore Striano, Giulio Baffi

Salvatore Striano nasce nel 1972 a Napoli e rimane coinvolto nelle dinamiche della mala vita fin da giovane. Questo coinvolgimento lo porterà ad essere arrestato a Madrid, per poi essere trasferito nel carcere di Rebibbia. E’ qui che, con la guida di Fabio Cavalli, inizia a partecipare ai laboratori teatrali.

«Abbiamo preso coscienza recitando. E non volevamo più recitare se non sul palcoscenico. Eravamo stanchi di recitare nella vita. Quando reciti nella vita ti stanchi, sul palcoscenico ti riempi di gioia.»

Debutta come Donna Amalia in Napoli Milionaria, di Eduardo De Filippo. In tutta la compagnia del carcere, in gran parte composta da napoletani, si scatena la più totale fedeltà nei confronti dell’autore: i detenuti non volevano saperne di prendere in considerazione altri testi.

«Eduardo ci raccontava quello che noi già sapevamo il quotidiano delle nostre famiglie e delle nostre case […] il chiuso della vita, dentro le mura, anche in tempi di guerra. Era roba già vissuta, in guerre diverse, guerre di bande.»

Perciò, quando Cavalli decise di proporre La Tempesta di Shakespeare, gli attori hanno protestato: non volevano tradire Eduardo, tanto meno per un nome straniero e così strano. Tant’è che lo ribattezzarono “Scemspeare“.
Cavalli dovette portare Luca De Filippo in persona a parlare con i detenuti. Fu proprio lui a cambiare le sorti dello spettacolo, perché rivelò qualcosa di inaspettato per loro: anche Eduardo, nella sua carriera, si era avvicinato a “Scemspeare”, tant’è che tradusse La Tempesta in napoletano del ‘600. Il loro copione poteva essere proprio quello. «E lì ci ha fregati, perché abbiamo detto “Se è tradotta da Eduardo, allora non lo stiamo tradendo”».

Così iniziò un nuovo percorso, per gli attori di Rebibbia e in particolare per Sasà Striano, che ritrovarono in Shakespeare il grande autore che conosciamo e un’eccellente guida per la vita. I temi che tocca, infatti, sono ben familiari alla compagnia: la libertà, il tradimento, la vendetta, il perdono.

«Shakespeare, prima di recitare, ci insegnava a ragionare. Ci suggeriva di uscire dalla tragedia, ci diceva di non essere nessuno dei suoi personaggi. Non dovete essere Amleto, perché non è colpa vostra se vi ammazzano un genitore, e disgraziatamente nel Sud Italia viviamo ancora queste cose. Un giovane torna a casa e gli dicono che hanno ammazzato il padre. E quindi si chiede: “Adesso ammazzano pure me? Che faccio? Lo vendico o non lo vendico?”
Abbiamo ancora i Giulietta e Romeo, perché ancora i ragazzi vanno a casa e dicono: “Mamma mi sono fidanzato con la figlia di … ” e si sentono rispondere: “Ma come? Quelli ci schifano!”
Era fatto per noi. Di Macbeth ne abbiamo quanti ne volete, persone che per raggiungere il loro scopo non hanno scrupoli nel seminare sangue, morte, terrore.»
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Salvatore Striano

Dal 2006 Striano è uscito dal carcere, per tornarci soltanto come artista. Ha recitato per Matteo Garrone in Gomorra e per i fratelli Taviani in Cesare Deve Morire. Ha partecipato a numerosi progetti teatrali, televisivi e cinematografici. Nel 2015, insieme a Guido Lombardo, firma Teste Matte, romanzo su una criminalità che si attiva contro la Camorra. In seguito pubblica altri due volumi: La Tempesta di Sasà nel 2016, sulla storia del suo amore per il teatro, e Giù le Maschere nel 2017, sull’incontro con alcuni ragazzi che gli insegneranno molto.

«I detenuti sono i bulli della scuola che sono finiti dentro. Sono dei leader, se noi troviamo la possibilità di coinvolgerli in modo positivo, danno il meglio di loro stessi.»

Il suo impegno riguarda anche i laboratori teatrali nelle carceri, da promuovere e organizzare al meglio. Nei suoi piani futuri, infatti, c’è l’apertura di un’agenzia con sede a Roma specializzata nell’offrire agli ex detenuti che vogliono recitare un’assistenza concreta per costruirsi una carriera. Possibilità che attualmente manca, lasciando chi esce dal carcere abbandonato a se stesso.
Il 20 ottobre debutterà all’ Off/Off Theatre di Roma con Dentro la tempesta, uno spettacolo ispirato al libro, da lui scritto e diretto.

«Il teatro oltre a darti una disciplina, prima ancora di insegnarti ad essere un artista, ti insegna ad essere un uomo, per chi uomo non lo è stato fino a quel momento.»

 

Foto: Roberto Turturro

Informazioni sull'autore

Silvia Rossetti

Italianista e multitasker. Scrittrice quando c'è tempo, teatrante per divertimento. Forza Tassorosso.